La Necropoli etrusca di San Giuliano è scolpita sulle rocce rossastre del Parco Marturanum, un’area naturale protetta nel Comune di Barbarano Romano, sulla strada tra Roma e Viterbo, nel cuore dell’Etruria Meridionale.
Il Parco Marturanum è un’oasi solcata dallo scorrere dei fiumi sulla roccia vulcanica, che nel tempo ne hanno inciso profondamente la superficie modellando il paesaggio caratterizzato da forme collinari dolci e rendendolo inaspettatamente aspro, con i profondi tagli verticali delle sue forre che accolgono e proteggono una ricchissima biodiversità di flora e fauna.
Quanto si apre ai nostri occhi è il frutto di una lunga interazione tra uomo e natura, che in questo luogo suggestivo parte dal lontano Paleolitico, quando gruppi di nomadi vi si muovevano alla ricerca di cibo, e con lo scorrere del tempo e le sempre maggiori abilità acquisite, iniziano ad abitare in maniera più stabile, dando vita ad insediamenti di capanne di piccole comunità stanziali.
Tutte queste presenze hanno lasciato testimonianze attraverso reperti ritrovati nell’area del Parco che raccontano di come questi gruppi si siano evoluti creando sistemi sociali più complessi e diffusi sul territorio, dedicandosi a lavorazioni sia agricole che artigianali con tecnologie sempre più raffinate, e generando società a struttura gerarchica con la separazione di ceti aristocratici dai ceti inferiori, fino ad arrivare agli albori della civiltà etrusca, che è quella che ammiriamo attraverso un percorso che ci permette di fare un viaggio nel tempo di migliaia di anni.
Grazie alle architetture funerarie, dalla più antica alla più recente, che si incontrano scendendo verso i fossi, come in un libro scolpito sulla roccia è possibile ricostruire la storia delle pratiche funerarie etrusche dal periodo orientalizzante al periodo ellenistico, scoprendo attraverso queste anche i cambiamenti e le influenze che il culto dei morti ha subito nel tempo, le sfere sociali cui erano rivolte ed i cambiamenti che la società ha avuto. Attraverso i resti presenti sul pianoro di San Giuliano si possono invece cogliere le fasi insediative che si sono succedute dal periodo etrusco a quello medievale.
TUMULO DELLA CUCCUMELLA
Il Tumulo della Cuccumella è una monumentale struttura funeraria del VII secolo a.C. Ha una pianta circolare di 30 metri di diametro ed è costruito in blocchi di tufo regolari sapientemente squadrati. Al suo interno, un vestibolo e due camere separate da una porta trapezoidale, che accoglievano i corpi dei defunti con il loro corredo.
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LA TOMBA DEI LETTI
La “Tomba dei Letti” prende il suo nome da una caratteristica che la contraddistingue dalle altre: la presenza di due letti piccoli accanto ai due letti principali. La testimonianza probabile di una tragedia che ha coinvolto tutti i membri della famiglia, anche i più piccini, che sono stati adagiati accanto ai propri genitori, per affrontare il loro viaggio più lungo.
La tomba è un mirabile esempio di “tomba a camera”, scavata e scolpita nella roccia di tufo rosso a scorie nere. Un lungo dromos accessibile da una scala conduce a due camere consecutive: una per la deposizione del corredo funebre di maggiori dimensioni e l’altra per accogliere i defunti. Le camere sono ricche di decorazioni architettoniche ancora ben visibili che rappresentano le travature presenti nelle abitazioni, a testimonianza delle credenze etrusche in una vita oltre la morte in cui il defunto avrebbe bisogno di tutto quanto l’aveva accompagnato nella sua vita terrena: la sua casa, le suppellettili, il cibo, le sue armi ed i suoi gioielli.
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TOMBA DEL CERVO
La “Tomba del Cervo” è un grande semi-dado, ovvero una tipologia di sepolcro molto diffuso, dalla forma cubica scavata per tre lati nella roccia, con una facciata molto alta su cui è scolpita una porta finta, mentre l’accesso vero alla camera funeraria sotterranea si trova alla fine di un dromos, un lungo corridoio. La datazione si colloca all’epoca Ellenistica, tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., una fase in cui le tombe dei centri periferici ritrovano un nuovo splendore. L’ architettura funeraria di questo periodo è l’espressione di questa epoca in cui si intravede un mutato rapporto con la morte, vissuta in maniera più angosciosa anche a causa del periodo flagellato dagli attacchi dei Romani e in cui si avverte più netta la dualità tra il mondo dei vivi e quello dei morti; non c’è più la concezione della sopravvivenza terrena delle anime, che viene sostituita da quella dell’esistenza di un regno dei morti. All’interno della camera molto ampia non ci sono i tipici letti funebri perché già un paio di secoli erano stati sostituiti dai sarcofagi in modo da poter accogliere un numero molto maggiore di defunti della stessa famiglia. Alcuni sarcofagi sono stati ritrovati durante gli scavi e possiamo ammirarli nel Museo archeologico di Barbarano. Alla sinistra della tomba c’è una scalinata scavata nella roccia che porta alla terrazza superiore su cui venivano effettuate cerimonie, sacrifici e riti funebri in favore delle anime dei defunti che soggiornavano nel regno dei morti. Sulla parete della scalinata è scolpito un bassorilievo raffigurante due animali che si affrontano. Esistono due teorie per interpretare la scena: un lupo che attacca al muso un cervo, in cui quest’ultimo rappresenterebbe l’Etruria ed il lupo rappresenterebbe Roma, in una metafora dell’attacco di Roma che proprio in quel periodo cercava di conquistare i territori etruschi; oppure una scena di caccia con un cane che blocca un cervo, per celebrare l’attività tipica del ceto aristocratico, ed immortalarne il valore sulla tomba di famiglia.
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TOMBA DELLA REGINA
La “Tomba della Regina” è un maestoso semi-dado scavato per tre lati nella roccia, largo 14m e alto 10m, risalente al V secolo a.C. Il suo nome deriva probabilmente proprio dalla regalità delle sue dimensioni. Questo tipo di sepolcro è ricorrente lungo la parete rocciosa che fronteggia il pianoro di San Giuliano su cui sorgeva l’antico abitato e richiama l’espressione di nuovi cambiamenti nella società etrusca: nuovi ceti sociali emergono e riempiono il divario che c’era un tempo tra aristocratici e popolazione umile. L’architettura funeraria, infatti, propone modelli ricorrenti e assai più modesti rispetto allo sfarzo ostentato dai nobili dei periodi precedenti. La Tomba della Regina è arrivata a noi in ottime condizioni, la sua facciata mostra ancora le decorazioni scolpite ben conservate, con una bella modanatura in alto e due imponenti porte di quasi 5m di altezza con una cornice dorica scolpita. Al suo interno ci sono due camere funerarie gemelle, con quattro letti ciascuna, banchine per le offerte funerarie e loculi per le deposizioni. All’esterno c’è una scalinata laterale che conduce alla terrazza superiore su cui venivano posti i cippi funerari: delle lastre di pietra incise che rappresentavano i defunti, quindi una sorta di lapidi, che diventavano poi oggetto di culto. Vi si compivano, inoltre riti sacri e sacrifici in favore dei defunti da parte dei sacerdoti che preparavano il loro ingresso nell’aldilà, intercedendo con le divinità.
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TUMULO CIMA
Nella zona Chiusa Cima c’è la necropoli principale, una delle più grandi, che comprende centinaia di tombe che abbracciano un periodo di tempo ampissimo, dall’VIII al III secolo a.C.. Sono prevalentemente scavate nelle pareti di tufo, a più livelli, oppure raggruppate intorno a piazzette sepolcrali. Senza dubbio, il monumento più imponente è la Tomba Cima, scoperta nel 1921, che prende il nome dalla località. Si tratta di un ampio tumulo di oltre 25m di diametro con sette tombe di diversi periodi di età Orientalizzante, sul modello delle tombe di Cerveteri. Rimane purtroppo sconosciuto il nome della famiglia aristocratica proprietaria. La tomba più antica è orientata a Nord-Ovest, là dove gli Etruschi collocavano le divinità degli Inferi sulla volta celeste. La camera funeraria principale, in fondo, ha quattro pilastri ricavati direttamente dallo scavo della roccia, il soffitto è stato ricostruito in cemento negli anni ‘80 in seguito ad un crollo, che però ha consentito il recupero di oggetti e frammenti ceramici, sfuggiti ai clandestini che avevano saccheggiato la tomba, che ci hanno permesso di fornire una datazione risalente al VII secolo a.C. All’interno della camera è visibile un letto in pietra scolpita ad imitazione dei letti in legno, e la parete di fondo doveva essere dipinta con due felini rampanti. Questa immagine la ritroviamo dipinta anche su un vaso proveniente da una delle tombe dello stesso tumulo, probabilmente entrambe le decorazioni sono opera dello stesso pittore. Da notare il dettaglio dei soffitti della camera laterale che rappresentano sia il doppio spiovente che nelle case è ricoperto da tegole, che la raggiera tipica dei travetti delle capanne etrusche.
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TOMBE A PORTICO
La suggestiva serie delle cosiddette “Tombe a Portico” vede una successione di semplici tombe rupestri con una camera singola in un primo livello inferiore, con tetti a doppio spiovente e letti con gambe sagomate, sovrastate da un livello superiore di ambienti scavati nella roccia con una colonna centrale di cui rimangono i basamenti, aperti frontalmente e dunque completamente visibili. Rimane il dubbio se si tratti di una tipologia presente soltanto in questa necropoli, con tombe sovrastate da una loggia per i riti funebri o se si tratti in realtà di un secondo livello di tombe a camera rimaste a vista a causa del crollo della parete di facciata.
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TOMBE A PALAZZINA
All’incrocio di due sentieri che dal Caiolo portano verso il fiume, si scorge una tipologia di tombe risalenti al IV-V sec. a.C., chiamate “a Palazzina” per la particolarità di essere scavate su una parete di roccia con vistose modanature, tutte con ingressi, dimensioni e forma uguali, tanto da far pensare proprio ad un condominio. All’interno la camera sepolcrale è molto semplice, con soffitti a doppio spiovente e letti funebri tutti con le medesime fattezze.
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