L’abitato etrusco ha riposato arroccato sul Poggio di Sermugnano, nel Comune di Castiglione in Teverina, finché è venuto alla luce in maniera del tutto fortuita durante lavori per l'apertura di una strada nel 2013. In quell’occasione sono state scoperte porzioni di strutture e stratigrafie archeologiche importanti che sono state messe in salvo dall’assalto dei clandestini che ne avrebbero cancellato le tracce più importanti che invece, grazie ad un intervento tempestivo della Soprintendenza, possiamo ancora ammirare e che ci hanno portato a conoscenza di uno dei siti più importanti per la ricostruzione della vita quotidiana degli Etruschi.
Le nostre conoscenze infatti si basano quasi esclusivamente sullo studio delle tombe, ma in questo caso ci troviamo davanti ad un edificio abitativo di una piccola comunità etrusca, che è stato distrutto in maniera violenta da un incendio, ma che è rimasto così, collassato su sé stesso fino ai nostri giorni, proteggendo per secoli tutto ciò che vi era rimasto all’interno, e restituendocelo come un fermo immagine mozzafiato del suo ultimo giorno di vita.
La posizione elevata rispetto alla più agevole pianura e la vista indisturbata fino alle sponde del Tevere ci fa capire che fosse un punto strategico di controllo, in un periodo in cui le incursioni dei Romani sul territorio etrusco si facevano sempre più insistenti e pericolose. La distruzione che segna la fine della vita sul Poggio di Sermugnano sembra infatti riconducibile proprio ad uno degli episodi bellici che caratterizzano l'ultima fase dello scontro con Roma, probabilmente alle campagne militari del console romano Tiberio Coruncanio nel 280 a.C. che segnano la fine anche dei centri principali di Vulci e Volsinii e la conquista definitiva del territorio etrusco.
Gli archeologi stanno ancora scavando per fare nuove scoperte e raccogliere nuovi dati. Finora sono state riportate alla luce le “stanze dei vasi” per l’immagazzinamento e la conservazione di scorte alimentari, olio, vino e la “stanza dei telai” dedicata alla produzione tessile. Grazie al loro lavoro ed alla registrazione di tutte le fasi dello scavo, possiamo guardare il sito con gli occhi dell’archeologo e sfogliarlo come se fosse un album di fermimmagine di tutte le vicissitudini dell’edificio: la vita, l’incendio, il crollo, e infine l’abbandono.
LA STANZA DEI VASI
Il magazzino delle derrate alimentari è una delle stanze riportate alla luce dagli archeologi con tutto ciò che c’era al suo interno, rimasto schiacciato sotto le macerie dall’ultimo giorno di vita dell’edificio.
Si tratta di un ambiente ampio, abbastanza riparato ed illuminato da piccole finestre.
Il pavimento è ricoperto di vasi di grandi dimensioni per la conservazione dell’olio e del vino, di cereali e di mele selvatiche, come è stato possibile stabilire dalle analisi di laboratorio dei resti carbonizzati ancora presenti sul fondo di alcuni vasi.
L’ambiente doveva avere tavoli e mensole in legno che non si sono conservati, su cui poggiavano scodelle, piattini e vasellame di piccole dimensioni. L’addetto ai magazzini prelevava i prodotti e richiudeva attentamente le bocche dei vasi, anche con dei tappi di argilla fresca che impastava lì per lì e su cui rimanevano impresse le proprie impronte, ritrovati oggi durante gli scavi.
Un piccolo scorcio che ci apre una finestrella sulla vita quotidiana e sulle usanze alimentari degli Etruschi, nel loro ultimo fotogramma prima della fine.
ASCOLTA L'AUDIO
STANZA DEI TELAI
Di fronte alla Stanza dei Vasi si apre un altro locale ampio. Anche qui gli archeologi hanno ritrovato dapprima i crolli dei muri e del tetto che hanno conservato quanto presente al momento della distruzione dell’edificio e che è riuscito a scampare all’incendio ed al passare del tempo. I muri, in questo caso, non si sono conservati nella loro elevazione in quanto, al contrario della stanza dei vasi, non poggiavano su pareti scavate nel banco di tufo e quindi sono crollati completamente. Durante gli scavi è stata una vera sorpresa il ritrovamento di uno, poi dieci, poi cinquanta…addirittura fino a circa centoventi pesi da telaio ed altri piccoli utensili per la tessitura, quali i rocchetti per arrotolare il filo o le fuseruole, utilizzate per la filatura. I pesi da telaio sono una sorta di mattoncini a forma di tronco di piramide a base quadrata, costruiti in terracotta, con un foro sulla sommità per far passare i fili che da un capo venivano fissati al telaio e venivano mantenuti in tensione, perfettamente dritti, proprio da questi mattoncini che si lasciavano appesi dall’altro capo del telaio. Si tratta di un ritrovamento di grande eccezione: in genere simili oggetti fanno parte dei corredi funerari delle donne dell’antichità, e dunque se ne trovano in quantità ridotte ed all’interno di tombe. In questo caso, una grande moltitudine di pesi rinvenuti in posizione quasi allineata, tanto da pensare che, al momento dell’incendio, fossero ancora fissati al telaio, nascondono un’ulteriore sorpresa: sulla testa di ognuno di essi è inciso un simbolo. Alcuni sono riconducibili a lettere dell’alfabeto etrusco, altri sono figure stilizzate come ad esempio una rete che potrebbe indicare una tela, una foglia, un motivo floreale ed altri geometrici. Questo ritrovamento costituisce un vero tesoro per gli archeologi che studieranno e tenteranno di decifrare cosa si cela dietro ognuno di questi simboli!
ASCOLTA L'AUDIO